Trolley o zaino? anamnesi del perfetto vagabondaggio

Trolley o zaino? anamnesi del perfetto vagabondaggio

Prima di partire per un lungo viaggio porta con te la voglia di non tornare più, dice Irene Grandi in una sua canzone. Per rendere l’opzione praticabile, tuttavia, direi che è fondamentale viaggiare con il bagaglio giusto.

Ovviamente, anche se si ha intenzione di stare via per dei mesi, è impossibile pensare di avere cambi di vestiti a sufficienza, e pertanto la soluzione potrebbe essere lavare la roba man mano che si sporca e trovare dove asciugarla. Un pezzo di sapone di marsiglia, secondo me, non deve mai mancare, e d’altronde pesa molto poco ed e’ piccolo.

Comunque è un’opzione che consiglio solo per mutande e magliette in microfibra, che si asciugano presto, altrimenti fa un po’ Spaccanapoli. Per il resto, invece, c’è da sapere che tutto il sudest asiatico è cosparso di lavanderie a modico prezzo che ti lavano e ti asciugano il bucato in un giorno, anche dove l’umidità sta all’80%, non si sa con che trucchi.

Tornando a noi, una volta deciso il volume del contenuto, bisognerà scegliere la forma in cui si intende trasportarlo. Le opzioni sono essenzialmente due: trolley o zaino.

Certo, tutti abbiamo pensato che lo zaino identifica di più la nostra voglia di libertà e l’agilità di movimento tipica del lupo esploratore.

Quando pero’ ci sono rimasti impigliati gli spallacci nel nastro trasportatore dell’ aeroporto o nella porta girevole e abbiamo fatto lunghi percorsi al sole sulla strada asfaltata carichi come muli, i dubbi hanno iniziato a concentrarsi nella testa.

Non sarebbe stato meglio un trolley? Fa un po’ manager in viaggio d’affari, immagine da cui, almeno per questi giorni, vorremmo fuggire però….

La vera risposta si trova secondo me dopo almeno 15 giorni dalla partenza e rispondendo a questa domanda: siamo ancora contenti di dover svuotare tutto lo zaino per cercare qualcosa sul fondo e di ripiegare ogni volta le magliette pulite cercando di separarle da quelle fetide?

I supporter più accaniti dello zaino risponderanno di sì, che basta usare dei sacchetti di plastica per estrarre tutto piu’ velocemente e mantenere lo zaino diviso in settori.

Agli altri, quelli arcistufi, consiglio di valutare il trolley.

Ma se poi devo trascinarlo, diciamo, nella sabbia, o peggio nella giungla, dove mi trovo davanti improvvisi acquitrini?

Beh, ho trovato la soluzione che accontenta tutti: lo zaino-trolley. Ovvero una comodissima valigia che si apre a libro e pertanto ha due scomparti separati e facilmente consultabili.

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Posso avere una panoramica chiara di qualsiasi cosa ci sia dentro senza dover levare tutto perché non so dove è finito il pettine. Veniamo però al vantaggio chiave: gli spallacci rinchiusi in una tascona sul retro che si richiude con una cerniera. In questo modo non si impigliano da nessuna parte quando trascino la borsa.

Statisticamente non li ho usati molto ma, alcune volte, sono stati il fattore chiave. Mi riferisco all’ approdo su isole poco abitate dove non ci sono strade ma solo piste sconnesse oppure in certi attraversamenti pedonali sopraelevati, che sono comunissimi nelle città asiatiche e sono fatti per gente giovane, perchè le pendenze sono veramente notevoli.

All’infuori di questi casi ho sempre trascinato la mia robusta valigietta superando con gusto gli stanchissimi backpackers, distrutti ormai dal mal di schiena. Questo prodigio della tecnica se volete saperne di più, è disponibile ad un prezzo equo da Decathlon.

C’è di diverse misure ma io sconsiglio di andare oltre la capacità di 65 litri (che comunque è grande) anche perchè la struttura rigida del fondo e delle ruote aggiunge un po’ di peso e dà un po’ di rigidità nella zona schiena, quando dovrete indossarlo. Per fare piccoli percorsi, comunque, si puo’ anche prescindere da un’anatomicità perfetta.

Se ancora non vi ho convinto, comunque, ed il vostro viaggio è molto lungo, vi invito a valutare l’opzione della nonnina tedesca incontrata sul treno che da Hua Hin portava in Malesia. La meravigliosa creatura si era precedentemente rotta una mano in India e, anche se avesse avuto un fisico meno macilento, non avrebbe comunque mai potuto caricare il braccio destro. Girava allora con una di quelle borsette della spesa a ruote, minuscola per i 5 mesi in cui svernava in Asia.

Non ho resistito a chiederle se il suo bagaglio fosse tutto lì e la signora trasudando felicità da tutte le sue rughe di tempo ed espressione mi ha risposto di no, che andava e veniva da Bangkok, dove aveva affittato una camera permanente per riposarsi prima di cambiare paese e teneva lì il grosso del bagaglio.

Ho ancora in mente il suo caschetto di capelli candidi e quegli occhi azzurro-polvere-di stelle; io da grande voglio essere come lei.

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Fonte: Trolley o zaino? anamnesi del perfetto vagabondaggio

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